E DI CIASCUNO. IL VALORE DELL’INCLUSIONE

La Scuola dell’infanzia, statale e paritaria, si rivolge a tutte le bambine e i bambini dai tre ai sei anni di età ed è la risposta al loro diritto all’educazione e alla cura, in coerenza con i principi di pluralismo culturale ed istituzionale presenti nella Costituzione della Repubblica, nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e nei documenti dell’Unione Europea” (da Nuove Indicazioni ministeriali 2012)

La scuola, come comunità educante, è chiamata ad accogliere tutti i bambini nello sforzo quotidiano di costruire relazioni e situazioni pedagogiche tali da consentire lo sviluppo del potenziale umano di ogni persona.

Per questo operiamo scelte didattiche per rispettare il diritto all’accoglienza e all’inclusione di tutti i bambini. Ciò significa rispondere ad un bisogno educativo attraverso un’osservazione attenta cui segue la stesura di un Progetto Educativo Individualizzato.

La scuola garantisce una rete di rapporti positivi con la famiglia, gli specialisti e con gli enti del territorio; tali rapporti permettono alla comunità educante di rispondere al proprio compito istituzionale.

La nostra è un’idea ed una pratica di scuola inclusiva che:

  • presuppone la capacità di ascolto e di lettura dei veri bisogni educativi attraverso l’incontro, il colloquio con le famiglie e l’osservazione sistematica;
  • si caratterizza per flessibilità organizzativa, valutazione e autovalutazione, capacità progettuale.

ACCOGLIENZA DEI BAMBINI STRANIERI

La situazione attuale vede la scuola in generale confrontarsi con una società pluralista caratterizzata da migrazioni internazionali che portano nella società nuove culture.

Siamo in una società multiculturale dove la scuola è chiamata ad elaborare (dopo aver conosciuto bisogni e risorse), attuare (attraverso l’azione didattica e organizzativa) e vivere (assumendo stili e atteggiamenti) un progetto che, prendendo atto delle differenze che caratterizzano la storia di ogni persona, ponga le basi per la valorizzazione delle diversità, permettendo e favorendo il dialogo “con” e “tra” persone e “con” e “tra” culture.

La linea educativa che assumiamo è l’ottica interculturale che evita divisioni e separazioni e permette a tutti di sentirsi accolti in una comunità.

Il progetto interculturale presuppone un riferimento comune che permetta non solo il dialogo, ma anche la condivisione di principi e quadri valoriali che stanno a fondamento del progetto scuola e dell’azione educativa

I riferimenti comuni sono dati dalla “Costituzione”, dalle “Dichiarazioni internazionali” dei diritti dell’Uomo e dell’infanzia illuminati dalla luce del Vangelo.

La persona, ogni persona, è valore di per sé e ha una dignità che non può essere tolta e/o negata a nessuno. L’attenzione della scuola alla persona come valore si traduce nell’accoglienza di ogni bambino considerato nella sua specificità ed originalità.

Accogliere la persona significa:

  • accogliere la sua storia che è frutto della cultura che caratterizza il suo ambiente di vita
  • intraprendere insieme un percorso di crescita

INDIVIDUALIZZAZIONE E PERSONALIZZAZIONE

La nostra scuola dell’Infanzia accoglie, in un clima sociale positivo, la PERSONA bambino, considerata dono, con la sua storia e la sua famiglia.

L’accoglienza chiede un’osservazione attenta e non giudicante, perché l’azione educativa non si realizzi in un’offerta unica e indistinta, indifferente alla diversità di cui ciascuno è portatore, ma si articoli in modo da tener conto delle situazioni di partenza di ciascuno.

La scuola, fin dalla prima infanzia, deve perseguire in modo integrato le logiche del diritto all’uguaglianza e quelle del diritto alla diversità attraverso l’individualizzazione e la personalizzazione .

LA GESTIONE DEL CONFLITTO COME AREA DI RESPONSABILITA’ NELLA RELAZIONE EDUCATIVA

La scuola è consapevole che i comportamenti aggressivi hanno un significato relazionale.

Il conflitto non è violenza.

Tra conflitto e violenza c’è una profonda divergenza. La violenza è nell’area del voler far del male all’altro, quindi dell’intenzionalità repressiva e della non reversibilità; il conflitto è nell’area della relazione, della reversibilità, della possibilità generativa.

I comportamenti aggressivi hanno un valore comunicativo in età evolutiva, quando il linguaggio verbale nelle interazioni è ridotto e il corpo è il canale privilegiato, se non esclusivo, per “dire” i propri bisogni, desideri e per conoscere il mondo.

I litigi sono spesso un modo per prendere contatto con l’altro e per “prendere le misure” nella vicinanza e nella distanza, fisica e simbolica.

In quest’ottica la scuola dell’infanzia rappresenta una insostituibile palestra di allenamento socio-emotivo.

L’intervento educativo dell’adulto nei conflitti tra bambini

Un educatore capace di porre limiti e regole come elementi strutturali della relazione, non si sottrae alla gestione del conflitto, anzi offre un’opportunità regolativa del conflitto, un ancoraggio agli stessi bambini che nel limite imparano a delineare ciò che è bene e ciò che è male.

La gestione del conflitto richiede una profonda assunzione di responsabilità da parte dell’adulto, così come delle insegnanti, una competenza contenitiva e la forza di saper dire “no”: l’educatore, infatti, svolge un ruolo di mediatore nell’interazione tra il bambino ed i suoi compagni, suggerendogli strategie più funzionali di contatto e di gioco che ancora non conosce.

LA VALUTAZIONE E LA DOCUMENTAZIONE

La valutazione, compito specifico del ruolo docente, assume valenze diverse a seconda delle finalità che si vogliono raggiungere ed ha un ruolo fondamentale nel processo educativo.

La valutazione consente di:

  • riconoscere, descrivere e documentare il modo in cui ciascun bambino procede nell’itinerario di apprendimento
  • rendere partecipe ciascun alunno del proprio processo di crescita
  • orientare nelle scelte metodologico-didattiche

La valutazione assume anche la funzione di “bussola” dell’azione didattica, indirizzando a:

  • raccogliere le informazioni utili su cui fondare le scelte circa la progettazione e la concretizzazione dei percorsi didattici;
  • riequilibrare e personalizzare le proposte educative;
  • promuovere il bilancio critico sulle esperienze condotte a termine.

Per una valutazione che sia di aiuto al bambino ed al docente è importante osservare e documentare

L’utilizzo dell’osservazione, nelle sue diverse modalità, rappresenta uno strumento essenziale per conoscere il bambino:

  • in tutte le sue dimensioni di sviluppo
  • nella relazione fra pari e con gli adulti
  • nel corso dei diversi momenti di vita scolastica, dentro e fuori la sezione di riferimento;
  • all’interno di spazi e ambienti dedicati alle attività e al gioco libero
  • durante l’esplorazione e l’uso di materiali e strumenti

La documentazione è:

  • il luogo della memoria del vissuto scolastico di ciascun bambino
  • la traccia visibile delle fondamentali esperienze elaborate, individualmente e in gruppo, attraverso l’utilizzo sia di strumenti di tipo verbale, grafico e documentativo

La pratica del documentare assume pieno significato per i bambini, nella misura in cui viene adeguatamente rievocata, riesaminata, analizzata, ricostruita e socializzata.